Biomedicina.it
Focus su Malattie Rare & Biotech



Patogenesi molecolare del linfoma di Hodgkin: evidenza crescente dell'importanza del microambiente


Il linfoma di Hodgkin rappresenta il più comune sottotipo di linfoma maligno nei giovani nel mondo occidentale.
La maggior parte dei pazienti può essere curata con le moderne strategie di trattamento, anche se circa il 20% morirà in seguito a recidiva o progressione della malattia.

La caratteristica istologica della malattia è la presenza delle tipiche cellule Hodgkin Reed-Sternberg ( HRS ) nel linfoma di Hodgkin classico e delle cosiddette cellule linfocitarie predominanti ( LP ) nel linfoma di Hodgkin nodulare a predominanza linfocitaria.

Il linfoma di Hodgkin è unico tra tutti i tumori per il fatto che le cellule maligne sono di gran lunga superate dalle cellule reattive nel microambiente tumorale e costituiscono solo circa l'1% del tumore.

L’espressione di una varietà di citochine e chemochine dalle cellule HRS e LP è ritenuta essere la causa di una risposta immunitaria anomala, perpetuata da altri fattori secreti dalle cellule reattive nel microambiente che aiutano a mantenere l'ambiente infiammatorio.

Le cellule maligne HRS e LP modificano il microambiente, per sviluppare pienamente il proprio fenotipo maligno ed eludere l’attacco immunitario da parte dell’ospite.

Le firme di espressione genica derivate da cellule non-neoplastiche si correlano bene con la risposta alle terapie iniziali e successive, riflettendo la propria rilevanza funzionale.

Recenti studi sui biomarcatori hanno aggiunto il profilo cellulare ai predittori di esiti clinici, e il loro inserimento in modelli prognostici può migliorare la comprensione delle correlazioni biologiche di fallimento del trattamento.

Inoltre, recenti studi preclinici e clinici hanno dimostrato che il microambiente tumorale rappresenta un bersaglio terapeutico promettente, aumentando la speranza che emergano nuove strategie di trattamento focalizzate sul rapporto tra cellule maligne e reattive. ( Xagena2011 )

Steidl C et al, J Clin Oncol 2011; 29: 1812-1826


Onco2011 Emo2011


← Back to the search results