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Deficit della glucosio-6-fosfatasi


La carenza di glucosio-6-fosfatasi ( deficit di G6P ), o glicogenosi di tipo I ( GSD I ), è un gruppo di malattie metaboliche ereditarie.

La prevalenza non è nota e l'incidenza annuale è di circa 1/100000 nascite.
La GSD Ia è il tipo più frequente e colpisce circa l'80% dei pazienti affetti da glicogenosi di tipo I.

La malattia si manifesta comunemente in un'età compresa tra i 3 e i 4 mesi con sintomi di ipoglicemia ( tremori, convulsioni, cianosi, apnea ).
I pazienti hanno scarsa tolleranza al digiuno, marcata epatomegalia, ritardo della crescita ( bassa statura e ritardo della pubertà ), generalmente migliorato da un appropriato regime alimentare, osteopenia e a volte osteoporosi, guance piene e viso paffuto, ingrossamento dei reni e disfunzione delle piastrine che porta a frequente epistassi.

Inoltre, nella GSD Ib, la neutropenia e la disfunzione dei neutrofili sono responsabili della predisposizione a infezioni, gengivostomatiti aftose recidivanti, e malattia infiammatoria intestinale.

Le complicanze tardive coinvolgono fegato ( adenomi con trasformazione rara ma possibile in epatocarcinoma ) e reni ( iperfiltrazione glomerulare con proteinuria e, talvolta, insufficienza renale ).

GSD I è causata da una disfunzione del sistema G6P, una fase fondamentale nella regolazione della glicemia. Il deficit riguarda la subunità catalitica G6P-alfa ( tipo Ia ), che viene espressa in fegato, reni e intestino, o il trasportatore G6P ubiquitariamente espresso ( tipo Ib ).

Le mutazioni nei geni G6PC ( 17q21 ) e SLC37A4 ( 11q23 ), causano rispettivamente GSD Ia e Ib. Molte mutazioni sono state identificate in entrambi i geni.
La trasmissione è autosomica recessiva.

La diagnosi si basa sulla presentazione clinica, le anomalie dei valori basali e assenza di risposta iperglicemica al glucagone.
Può essere confermata dimostrando l'attività carente di un componente del sistema G6P per mezzo di una biopsia epatica.
Fino ad oggi, la diagnosi è confermata più comunemente da analisi del gene G6PC ( GSD Ia ) o SLC37A4 ( GSD Ib ), e le indicazioni della biopsia epatica per misurare l'attività di G6P sono sempre più rare.

La diagnosi differenziale include altre GSD, in particolare di tipo III. Tuttavia, nella GSD III, glicemia e lactacidemia sono alte dopo un pasto e basse dopo un breve periodo ( spesso con una più ritardata comparsa rispetto al tipo I ).

I tumori primitivi del fegato e la sindrome di Pepper ( metastasi epatiche del neuroblastoma ) possono essere ipotizzati, ma sono facilmente escludibili attraverso i dati clinici ed ecografici.

La diagnosi prenatale è possibile attraverso l'analisi molecolare degli amniociti o delle cellule dei villi coriali. Può anche essere discussa la diagnosi genetica pre-impianto.
La consulenza genetica dovrebbe essere proposta ai pazienti e alle loro famiglie.

Il trattamento dietetico è volto ad evitare l'ipoglicemia ( pasti frequenti, nutrizione enterale notturna attraverso un sondino nasogastrico, e successivamente l'aggiunta per via orale di amido crudo ) e l'acidosi ( limitata assunzione di fruttosio e galattosio ).

Il trapianto di fegato, effettuato sulla base di uno scarso controllo metabolico e/o epatocarcinoma, corregge l'ipoglicemia, ma il coinvolgimento renale può continuare a progredire e la neutropenia non è sempre corretta nel tipo Ib.

Il trapianto renale può essere eseguito in caso di insufficienza renale grave. Trapianti combinati fegato-rene sono stati eseguiti in alcuni casi. La prognosi è generalmente buona: complicazioni epatiche e renali ritardate si possono verificare, tuttavia, con una gestione adeguata, i pazienti hanno una durata di vita quasi normale. ( Xagena2011 )

Froissart R et al, Orphanet J Rare Dis 2011; 6: 27


MalRar2011 Endo2011

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